Quattro chiacchiere con THE IDEA OF NORTH

The Idea of North

Qual è l’origine del vostro nome?

Il nome The Idea of North deriva da un programma radiofonico Canadese degli anni ’60, prodotto dal pianista classico Glenn Gould. Quando il gruppo si è formato abbiamo cercato un nome che fosse abbastanza ambiguo da permetterci di dare un senso al progetto attraverso il nostro lavoro, non volevamo che fosse il nome a definire noi.

Qual è la situazione della musica a cappella in Australia e come siete arrivati voi a questo genere musicale?

Quando il progetto The Idea Of North è nato nel 1993 la scena musicale a cappella era molto di nicchia. Quasi inesistente. Durante tutti questi anni abbiamo sperato in un aumento del numero di formazioni vocali professionali, proprio perché da sempre ci siamo impegnati nell’educare il pubblico Australiano riguardo alle potenzialità della musica a cappella.
Il nostro gruppo è nato da quattro compagni di Università ed è diventato per caso, da ormai molti anni, la nostra professione (abbiamo lavorato duramente!). Nick (il nostro tenore) è l’unico membro originale rimasto, fa parte della band da 26 anni.
In questi ultimi dieci anni, grazie anche al successo del film “Pitch Perfect”, il movimento a cappella ha vissuto qui in Australia una sorta di rinascita: è un genere musicale più popolare di quanto non fosse in passato, sicuramente più compreso ed apprezzato. Si stanno formando gruppi vocali nelle scuole superiori, nelle università, ma sono ancora poche le formazioni che possono essere definite professionali.

Nell’ambito della musica a cappella a livello mondiale, quali sono i gruppi che stimate di più?

Ognuno di noi ha gusti diversi, ma siamo sicuramente d’accordo su alcuni nomi: The Real Group, Rajaton, Amarcord e, anche se non sono a cappella, The New York Voices.
In Australia non abbiamo moltissime opportunità di assistere a concerti di un certo livello (band straniere raramente riescono a venire fino a qui), ma siamo ugualmente grandi fan di altri gruppi come i Take 6, Voces 8, The Swingles e naturalmente di Bobby McFerrin, One Man Band della musica a cappella.

Qual è il ruolo della tecnologia nelle vostre performance? Cosa pensate dell’utilizzo massivo degli effetti?

Non abbiamo mai studiato uno spettacolo che prevedesse l’utilizzo massivo di tecnologia, non ancora. Ci piace molto la creatività e l’innovazione di quei gruppi che oggi utilizzano il sistema del live looping, e ci piacerebbe molto fare qualcosa di simile in un futuro prossimo. Per ora ci accontentiamo della semplicità, di qualche effetto di riverbero e delay!
Una cosa possiamo dire sull’utilizzo massivo di effetti: secondo il nostro parere c’è un punto massimo superato il quale un gruppo vocale passa dal suonare come “persone che stanno cantando” al suonare proprio come una band strumentale; non è ciò che preferiamo sentire nell’ambito della musica a cappella.
Detto questo, come gruppo musicale, il nostro obiettivo è che il pubblico si dimentichi di essere a un concerto di musica a cappella (almeno per la maggior parte del tempo) e che guardi e ascolti i musicisti fare la propria musica nel modo migliore possibile. Il nostro intento è emozionare le persone, non stupirle tecnicamente.

Dal 2017 siete diventati ufficialmente un quintetto. Come sono cambiati i The Idea of North con l’arrivo di Kai Kitamura?

L’ingresso di Kai è stato un evento decisamente significativo per The Idea of North: rispetto al passato ora possiamo puntare molto su brani up-tempo che richiedono necessariamente un ritmo incalzante. Lo stile delle sue percussioni vocali è perfetto per questo gruppo: lui riesce a simulare i suoni di una batteria acustica, il nostro stile musicale principale è il jazz, quindi tutto funziona molto bene. Ma la vera bella notizia è che Kai ha una gran voce basso/baritonale! Dato che il nostro basso Luke è un fantastico solista, ora abbiamo la possibilità di farlo cantare in questo ruolo in maggiori occasioni, mentre Kai semplicemente passa da percussionista vocale a basso. È un’emozione avere finalmente cinque voci da arrangiare dopo esser stati per così tanto tempo un quartetto!